Niente strade…niente illuminazione….nessun amico…bande di 30
o 40 cani randagi che la facevano da padrone, perché erano loro i padroni, e
c’era poco da fare.
Questo ero lo scenario che ci ritovammo di fronte quando,
nel lontano 1982, traslocammo, e ci tasferimmo nella nuova casa, situata
nell’allora sconosciuto quartiere Boschetto ( pare che il quartiere abbia preso
il nome da un bosco presente lì secoli pima), dove, a parte noi e qualche altro
condominio, non c’era poi granchè….
Piano piano arrivò tutto : elettricità, riscaldamento,
persone, mezzi pubblici, strade, negozi…iniziarono a sparire la maggior parte
dei cani…o, a voler essere più precisi, sparirono quelli a 4 zampe, per
lasciare posto e spazio a quelli a 2, con il sottoscritto che propende, da sempre,
per i primi!
Ma il quartiere era là, prima ancora di essere “ inventato
“, prima ancora di essere costruito, ricostruito, ri – ricostruito, cambiato,
modificato, e qualche volta violentato da troppe costruzioni e poco verde, da
troppo mattone e tanto asfalto, che ne hanno fatto un luogo quasi ideale in cui
vivere, e dove in molti, moltissimi si sono trasferiti, convinti che non era
poi così male starci, poi così non lontano dal centro…
Il quartiere era là, pronto ad accoglierci, a farci
crescere, come una sorta di genitore aggiunto, di quelli, però, che hanno con i
“ loro “ figli un legame affettivo molto molto particolare, alcune volte
bilaterale, altre volte in una direzione, solo andata, senza ritorno!!!
Siamo cresciuti per strada, c’è poco da fare, e non ci sono
altre parole per dirlo….
E’ lì che siamo diventati uomini ( forse ) e donne, nel caso
delle femminucce….non avevamo altre alternative, che fossero internet,
cellulari ultra moderni, pc, X – Box, Playstation e passatempi simili!!! Era il
nostro mondo, e ce lo tenevamo stretto, consapevoli che, nonostante la presenza
delle nostre famiglie, queste ultime non ci avrebbero mai impedito di viverci
il momento e il luogo come meglio credevamo, e come meglio non potevamo!!!
I più sfortunati, invece, avevano solo il quartiere su cui
fare affidamento…vuoi a causa dell’assenza dovuta a vari motivi dei loro
familiari veri e propri; vuoi perché la presenza di questi era solo fisica, e
lo sbando era totale, e sotto tutti i punti di vista!!
Alcuni ce l’hanno fatta, ad altri invece è andata
peggio….alcuni sono rimasti in prima linea, altri sono andati via, creandosi la
loro prima linea da un’altra parte….alcuni sono stati o sono ancora dentro,
altri hanno detto coraggiosamente no, e hanno preferito il sudore della fronte
al guadagno facile…
Quando mi capita di camminare tra le strade di questo “
grande padre “, mi capita di sentire ancora le loro voci, le loro risate, gli
schiamazzi ( bordello è la parola più adatta ), e torno indietro a quando tutto
era più semplice, anche se ci sembrava maledetamente complicato!!!
Le prime risse, i primi amori, le prime sbronze, le prime
sigarette, seguite a ruota dalle canne….i dispetti – tra pneumatici dell’auto
bucate e cassette postali fatte saltare per aria - al vicino rompipalle, che non ti permetteva
di giocare a pallone sotto casa sua, e si “ permetteva “ di cazziarci, di
mandarci via, ottenendo come unico risultato quello di incattivirci, e farci
tornare subito dopo, e peggio di prima. Le prime costruzioni in legno, nelle
campagne circostanti…i furti di olive da rivendere al migliore offerente… le
sfide interminabili con gli altri quartieri, le scorribande con i motorini…i
falò dell’8 dicembre…rivedo tutto questo, negli sguardi di chi quel periodo
l’ha trascorso con me, o nel ricordo di chi non c’è più, per libera scelta, o
perché il desino ha deciso così.
Eravamo in guerra, se mi passate l’espressioni non corretta,
ma alla fine della giornata ci sentivamo in pace, perché avevamo goduto di
quello che quelle strade avevano da offrirci, senza sconti, senza ricatti,
senza tregua, giorno dopo giorno, a riempirti di situazioni e sensazioni che
ancora oggi ci portiamo dietro, e hanno fatto di noi ciò che realmente siamo.
C’era anche la scuola….ebbene sì, eravamo obbligati….il minimo
risultato col minimo sforzo, mi verrebbe da dire….perchè sapevamo che quello
che volevamo imparare era da tutt’altra parte, ed era molto più interessante!!
E dietro ogni angolo, ogni traversa, ogni persona, ogni
posto, c’era una storia da raccontare….dal tizio che picchiava la moglie e i
figli, sbatteva la porta di casa e andava ad ubriacarsi, al vicino che
rasentava l’illegalità mascherandosi da commerciante; da chi nell’illegalità ci
era immerso fino al collo, a chi si spaccava la schiena tutti i giorni per
portare il pane a casa; dal professionista al militare che faceva lo sceriffo o
aveva intenzione di farlo; dal contadino che lavorava la terra per pochi
spiccioli, a quello sfondato di soldi che, preso da egocentrismo ai massimi
livelli, in maniera presuntuosa nemmeno ti salutava ( e ovviamente stava sul
cazzo a tutti); da chi, avendo già 12 figli, pensava bene di scoparsi la figlia
maggiore per averne un tredicesimo, a chi, con una famiglia numerosa, andava
via dall’Italia perché, purtroppo, non ce la faceva ad andare avanti, e poi
spediva i soldi a casa.
E c’erano gli sbandati, i tossici, le mignotte, gli onesti
lavoratori, i padri di famiglia che andavano dall’amante o nei cinema proibiti,
le coppiette clandestine che posavano una delle due auto per andarsene con
l’altra, seguiti in bici da noi, che volevamo vedere o intravedere come si
trombava, perché non potevi accontentarti solo dei classici giornaletti porno; c’erano
le persone che si prendevano la briga di fermarsi a parlare con dei ragazzini
pisciasotto per insegnare loro come si stava al mondo, insegnamenti che solo
più tardi avremmo fatto nostri, perchè a quell’età non vuoi prediche da
nessuno, perché non ne hai voglia, non ne hai il tempo.
C’erano le persone, soprattutto, tante, di tutti i tipi, di
ogni estrazione sociale, ognuna con qualcosa da darti, ognuna con qualcosa da
dirti, con dei minuti da regalarti, la cui importanza capirai solo quando quei
minuti li utilizzerai per fare altro, costretto dalla quotidianità a non avere
tempo nemmeno per un caffè.
C’era la semplicità nelle piccole cose, come la gioia per
una gita fuori porta, o lo stupore per scoperte fatte e da tenere nascoste, o
per un regalo, che magari non rispettava i parametri del bilancio familiare, ma
ogni tanto uno sfizio uno poteva anche levarselo…
C’era chi tornava per le feste comandate, o per l’estate,
con un accento diverso, più nordico, a ritrovare le proprie radici, alcuni
consapevoli che le proprie radici te le porti appresso, altri, invece,
arrabbiati e delusi per aver lasciato un posto nei confronti del quale, d’ora
in poi, avrebbero avuto solo parole di disprezzo!!
Non sono di quelli che afferma che la sua generazione è
migliore di quelle venute dopo, o di quelle presenti…non sono così presuntuoso,
e sarei anche ignorante se lo dicessi, perché ognuno è figlio del suo tempo, e
può avere la matematica certezza solo – e forse - di quello che è stato, ma non
di quello che avrebbe potuto esssere!!
Ma la verità è che siamo cambiati tutti!!! Chi se n’è
andato, chi è rimasto, chi è tornato…tutti abbiamo pagato dazio al tempo che
passa, inesorabilmente, mettendoti di fronte situazioni che mai avresti pensato
di vivere o di affrontare, alcune positive, altre negative, che hanno
modificato nel corso degli anni il nostro modo di essere, di pensare, di
comportarci…consapevoli che lì fuori c’era tutto un mondo da scoprire, un mondo
che non ti aspettava, ma che era lì…e ti rendevi conto che il posto dove fino
ad allora avevi vissuto, era, in piccolo,ciò che c’era fuori, come un modellino
in scala appartenente ad un contenitore molto molto più grande, e spesso non
eri tu a decidere se aprire quel contenitore, o lasciarlo chiuso, fidandoti
solo di ciò che realmente conoscevi.
Stavamo semplicemente vivendo, ma non lo sapevamo; e nessuno
ce lo aveva chiesto, perché nessuno te lo viene a chiedere, e nessuno te lo
chiederà mai, ma soprattutto nessuno ti spiegherà mai come farlo.
Mi piace parlare dei tempi andati, senza nostaglia, senza
tristezza, senza rimpianti…ma con tenerezza, ridendoci su, come una piccola
pausa che prendi dal tran tran di tutti i giorni, sapendo che l’indomani si
ricomincia, ed è giusto che sia così!! E devi trovare la forza per farlo, una forza
che può venirti da tante cose….come ad esempio da un quartiere che ti ha fatto
da padre, e dalla strada che ti ha fatto da madre….
Grazie a loro non siamo mai stati soli….grazie a loro, soli,
non ci sentiremo mai!!!
CI HANNO INSEGNATO AD ESSERE AFFAMATI
CI HANNO INSEGNATO AD ESSERE FOLLI
UN KAPOSTIPITE “ IN PAUSA “
Nessun commento:
Posta un commento